Quando si interpreta un tema natale, oroscopo, il consultante ritiene che vi sia un legame fra gli astri al momento della nascita e la propria vita. A dire il vero anche la maggior parte degli astrologi ritiene questo, ma sono affermazioni non scientificamente spiegabili, non si può, almeno sino ad oggi, misurarne la veridicità.
Per l’astrologo e il consultante si aprono due strade per motivare la validità dell’Astrologia:
- Approccio a una dinamica di causa/effetto
- Spiegazione tramite l’inconscio collettivo junghiano.
Fermo restando che ognuno può credere quello che ritiene meglio, lo scettico può però sempre dire sono affermazione senza base scientifica. Bene, non è un nostro problema, dico io.
L’uomo può costruire delle strutture, delle credenze, che permettono di interpretare la realtà, quindi l’Astrologia può diventare una struttura, una credenza, un metodo, un linguaggio che può reinterpretare la realtà, la vita di un soggetto. Le scienze quando creano un sistema: euclideo, fisica quantistica, ecc… costruiscono un metodo di interpretazione della realtà. Le regole che vengono poi utilizzate per dimostrare la bontà del metodo sono dedotte all’interno del metodo stesso è, quindi, un circolo vizioso, è tautologico.
L’astrologo deve puntare, quindi, non tanto a cercare di dimostrare la validità scientifica del metodo, ma utilizzarlo e evidenziarne l’utilità pratica.
Quando un astrologo interpreta un oroscopo assieme ad un consultante utilizza la carta del cielo come un mezzo per comunicare alternativo, in cui entrambi credono e che permette la costruzione di un reticolo interpretativo, ovvero di una realtà diversa da quella che si vede solitamente.
E’ come se si riscrivesse la propria storia da un altro punto di vista, simbolico, mitologico, astrologico.
Immaginiamo l’uomo come la nostra terra vista dallo spazio, con mari, monti, ecc… e sopra di essa poniamo una nuova cartina geografica che funge da copertura del mondo “reale”, in cui le nazioni, i mari, vengono chiamati diversamente. La parola “reale” è volutamente messa tra virgolette poiché nulla è reale in senso assoluto, ma sempre secondo il punto di vista che si utilizza per scrutarlo. Con ciò non si nega l’esistente, ma si afferma che l’esistente può essere interpretato in diversi modi.
lunedì 26 gennaio 2009
venerdì 23 gennaio 2009
Il primo passo verso la comprensione
L’astrologia è uno strumento costruito dall’uomo che permette di interpretare la realtà oggettiva e interiore come una qualsivoglia altro linguaggio. Se pensiamo che la matematica non è altro che l’interpretazione della realtà attraverso i numeri e che i numeri sono una costruzione umana per metter ordine nella realtà, comprendiamo che qualsiasi scienza è costruita dall’uomo per mettere ordine al caos.
Il costruttivismo afferma anche questo, ma si spinge oltre mettendo in discussione che l’ordine esista davvero. Alla luce di ciò l’astrologia è una invenzione. Precursore di questa visione è un astrologo tedesco: Cristopher A. Weidner.
Il costruttivismo afferma anche questo, ma si spinge oltre mettendo in discussione che l’ordine esista davvero. Alla luce di ciò l’astrologia è una invenzione. Precursore di questa visione è un astrologo tedesco: Cristopher A. Weidner.
Astrologia
Dobbiamo smettere di guardare all'astrologia come ad una discplina depositaria della verità e del futuro di ognuno di noi. L'astrologia è un linguaggio come tanti altri linguaggi, la matematica, la fisica, l'informatica, l'italiano, l'inglese, ecc... che ti permette di entrare in relazione con altri soggetti su un piano di comunicazione più sottile.
I simboli, i miti, gli archetipi, le storie che l'astrologia tratta quando si interpreta un tema, non fanno altro che suscitare l'interesse del consultante che si pone di fronte a se stesso come se si guardasse allo specchio, viene spinto a riflettere sulla realtà in cui vive, sulle proprie emozioni.
I simboli, i miti, gli archetipi, le storie che l'astrologia tratta quando si interpreta un tema, non fanno altro che suscitare l'interesse del consultante che si pone di fronte a se stesso come se si guardasse allo specchio, viene spinto a riflettere sulla realtà in cui vive, sulle proprie emozioni.
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COSTRUTTIVISMO E FILOSOFIA
Il costruttivismo è una posizione filosofica e epistemologica secondo la quale non è possibile perseguire una rappresentazione oggettiva della realtà poiché il mondo della nostra esperienza, il mondo in cui viviamo, è il risultato della nostra attività costruttrice.
La vita è un processo cognitivo: vivere significa conoscere e conoscere significa vivere. È attraverso il processo cognitivo, che nasce dall’esperienza individuale, che ogni essere vivente genera il proprio mondo. L’esperienza vissuta è il punto di partenza di ogni conoscenza e l’uomo compie le proprie esperienze attraverso il proprio corpo avente struttura determinata. Soggetti diversi rispondono in maniera diversa ad uno stesso stimolo e la risposta sarà determinata dal modo in cui l’osservatore è strutturato. È la struttura dell’osservatore che determina come esso si comporterà e non l’informazione ricevuta. L’informazione in sé non ha esistenza o significato se non quello che le attribuisce il sistema con cui interagisce, perciò l’informazione non può avere un’esistenza oggettiva e poiché il principio di oggettività è intrinseco al significato convenzionale del termine informazione, si conclude che non esiste l’informazione.
Tutte quelle proprietà che si credeva facessero parte delle cose, si rivelano così proprietà dell’osservatore e la realtà non può essere considerata in senso oggettivo poiché è il soggetto che ne fa esperienza a costruirla attraverso il processo cognitivo. La nostra percezione non è e non può mai essere oggettiva e tutte le osservazioni hanno uguale validità, finanche quelle che la clinica medica qualifica come allucinazioni. Non esiste un unico universo bensì tanti universi per quanti sono gli esseri senzienti.
Se ogni soggetto costruisce la propria realtà quale i suoi sensi gli presentano (soggettivismo) e questa realtà è mutevole nel tempo e nello spazio in ragione dello stato in cui egli stesso e l'oggetto osservato si trovano (relativismo), piano ontologico e piano gnoseologico si sovrappongono poiché, dal momento che ognuno crea il proprio mondo attraverso il processo cognitivo, non esiste più alcuna vera differenza tra ciò che si conosce e ciò che è.
Le origini del costruttivismo, come di tutte le correnti filosofiche soggettiviste e relativiste, sono molto antiche. Tra i precursori troviamo in Occidente la scuola sofista (V sec. a.C.) che, come tramandatoci da Platone nel Teeteto, afferma con Protagora: L'uomo è la misura di tutte le cose, di quelle che sono per quello che sono, di quelle che non sono per quel che non sono. Ancor prima (a partire dal VI sec. a.C) in Oriente si sviluppa il pensiero buddista che fonda la saggezza sul principio di vacuità, secondo il quale i fenomeni non hanno esistenza intrinseca (oggettiva), ma esistono per pura convezione, solo nominalmente.
http://it.wikipedia.org/wiki/Costruttivismo_(filosofia)
La vita è un processo cognitivo: vivere significa conoscere e conoscere significa vivere. È attraverso il processo cognitivo, che nasce dall’esperienza individuale, che ogni essere vivente genera il proprio mondo. L’esperienza vissuta è il punto di partenza di ogni conoscenza e l’uomo compie le proprie esperienze attraverso il proprio corpo avente struttura determinata. Soggetti diversi rispondono in maniera diversa ad uno stesso stimolo e la risposta sarà determinata dal modo in cui l’osservatore è strutturato. È la struttura dell’osservatore che determina come esso si comporterà e non l’informazione ricevuta. L’informazione in sé non ha esistenza o significato se non quello che le attribuisce il sistema con cui interagisce, perciò l’informazione non può avere un’esistenza oggettiva e poiché il principio di oggettività è intrinseco al significato convenzionale del termine informazione, si conclude che non esiste l’informazione.
Tutte quelle proprietà che si credeva facessero parte delle cose, si rivelano così proprietà dell’osservatore e la realtà non può essere considerata in senso oggettivo poiché è il soggetto che ne fa esperienza a costruirla attraverso il processo cognitivo. La nostra percezione non è e non può mai essere oggettiva e tutte le osservazioni hanno uguale validità, finanche quelle che la clinica medica qualifica come allucinazioni. Non esiste un unico universo bensì tanti universi per quanti sono gli esseri senzienti.
Se ogni soggetto costruisce la propria realtà quale i suoi sensi gli presentano (soggettivismo) e questa realtà è mutevole nel tempo e nello spazio in ragione dello stato in cui egli stesso e l'oggetto osservato si trovano (relativismo), piano ontologico e piano gnoseologico si sovrappongono poiché, dal momento che ognuno crea il proprio mondo attraverso il processo cognitivo, non esiste più alcuna vera differenza tra ciò che si conosce e ciò che è.
Le origini del costruttivismo, come di tutte le correnti filosofiche soggettiviste e relativiste, sono molto antiche. Tra i precursori troviamo in Occidente la scuola sofista (V sec. a.C.) che, come tramandatoci da Platone nel Teeteto, afferma con Protagora: L'uomo è la misura di tutte le cose, di quelle che sono per quello che sono, di quelle che non sono per quel che non sono. Ancor prima (a partire dal VI sec. a.C) in Oriente si sviluppa il pensiero buddista che fonda la saggezza sul principio di vacuità, secondo il quale i fenomeni non hanno esistenza intrinseca (oggettiva), ma esistono per pura convezione, solo nominalmente.
http://it.wikipedia.org/wiki/Costruttivismo_(filosofia)
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